venerdì 13 giugno 2008

Come diventare gay in cinque settimane

Diciamo la verità: essere eterosessuale è fuori moda;

Un libro con un incipit così esplicito, non poteva non dare il via ad un dibattito e ad un confronto aperto su un argomento che, seppur attuale, si può considerare ancora difficile da affrontare in modo diretto e senza moralismi, almeno qui in Italia.
Riesce a farlo Claudia Mauri nel suo ultimo libro “Come diventare gay in 5 settimane” (Editore Melampo), che con ironia svela spietatamente i luoghi comuni, dichiarando sin da subito gli svantaggi dell’eterosessualità ed i corrispondenti vantaggi dell’essere gay, e raccontando come sia complicato essere sia gay che etero, e tutti sullo stesso pianeta.
ll suo scopo è di proporsi come un manuale pratico e operativo. L'autrice lo definisce addirittura il suo primo testo “accademico”.
In questo viaggio di cinque settimane verso i prodromi dell’omosessualità, fatto di consigli, divieti e raccomandazioni, ci accompagnano due ex-etero, Bruce e Diana che faranno per noi il salto della quaglia. Passeranno dall’altro lato del fiume, oltre la barricata, al di là del muro, cambieranno campo, squadra; scegliete la classica definizione che più vi aggrada.
La prima settimana sarà dedicata a portamento, gesti e abbigliamento; la seconda all’attività professionale; la terza all’arte della seduzione gay; la quarta e la quinta al coming out con amici e familiari.
Il punto, però, non è solo quello che succede ai nostri eroi, ma anche quello che accade attorno a loro: in casa, sul lavoro, nella coppia, nelle relazioni sociali più banali fino alle più solide amicizie.
Le cinque settimane sono l’escamotage per cogliere tutte le piccole e grandi sfumature che cambiano nella propria vita e in chi si ha accanto: i goffi tentativi di comunicare da parte dei genitori più progressisti; le offerte di amicizia incondizionata da parte dell’altro genere
improvvisamente non più oggetto di seduzione; parossismi di sostegno ostentati dai più incalliti omofobi che d’improvviso non vogliono essere bollati come tali; il barcamenarsi tra la volontà di difendere la propria identità e la necessità di non trasformare ogni gesto privato in un gesto sociale, quando anche scegliere una camicia rosa diventa un atto
politicamente impegnato.

È un libro da leggere se si pensa di vivere in una sorta di ecosistema protetto e privo di omosessuali, quando invece semplicemente non si è in grado di notarli. Io personalmente lo regalerei a Mara Carfagna. Magari è la volta buona che si rende conto delle “baggianate” (uso questo termine per non essere troppo volgare con una Ministra che tiene tanto alla sobrietà) che ha detto in questi mesi.



Stranger
13 giugno 2008

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